ðDISCLAIMER
Mi sembra giusto dichiarare che questo pezzo ÃĻ di parte, ÃĻ frutto di un amore tradito e mai dimenticato, ÃĻ lode e rosicata, ÃĻ inno al giocatore che piÃđ ho amato negli ultimi quindici anni e vendetta per avermi abbandonato. PerchÃĐ ogni amore ÃĻ irrazionale. E non si dimentica mai.
Becks. Lucky blu nel posello. Culo incollato a una sedia brutta del dehor di un bar che fa schifo. Brianza. Torneo di PES 2007. Arsenal contro Barcellona. No, non ÃĻ una rivincita della finale di Champions piÃđ hipster della storia, su quella poi ci torneremo, ÃĻ solo la semifinale di uno di quei tornei che andavano per la maggiore quando lâonline ancora non riusciva a farci giocare contro decentemente. In palio câÃĻ una PSP, e su 64 iscritti in trentasei hanno preso il Barcellona di Dinho e Etoâo e in ventidue la Francia di Henry e Zidane. Io sono lâunico con lâArsenal. Metto la formazione. Lehmann in porta, Campbell, Toure, Eboue, Ashley Cole prima che diventasse Cashley dietro, Cesc e Gilberto Silva il muro a metà campo, Pires e Ljungberg trequartisti alti, sua Maestà Thierry Henry davanti e, subito dietro, lui, lâillusionista, Aljaksandr PaÅlaviÄ Hleb. Con lui non posso perdere. E infatti non succede. Manca una partita e mi porto a casa il premio.
Facciamo un passo indietro. Luglio 2005. LâItalia sta per entrare nellâincubo di Calciopoli, nella Hit Parade câÃĻ Povia che batte cassa con I bambini fanno âOhâ e su Italia1 danno Smallville alle 20 (e sÃŽ, lo guardavamo tutti, ÃĻ inutile negarlo, câera Kristin Kreuk((https://giphy.com/gifs/beauty-and-the-beast-smallville-kristin-kreuk-3pYEXnkrfkwW4))). Sembra impossibile, ma dallâaltra parte della Manica câÃĻ chi sta peggio. LâArsenal sta per perdere lâuomo che, persino piÃđ di un Wenger che ancora puÃē bullarsi dellâamore dei tifosi e di Sua Maestà Thierry Henry, âha trasformato il boring boring Arsenal in quanto di piÃđ vicino allâonanismo abbia mai prodotto il calcio fino a quel momento: Dennis Bergkamp((https://www.youtube.com/watch?v=IicmCu47pMo)). LâOlandese (non) Volante, e nemmeno eterno a questo punto, ÃĻ pronto per il suo ultimo anno da professionista â quello della passerella (negata, peraltro da questa follia di Lehmann, che quellâanno finisce decimo al Pallone dâoro ma per venti secondi torna agli antichi fasti del Milan, e da Manuel Almunia, di cui vi mostro solo il tunnel che si piglia da Belletti in finale di Champions ma che ha meravigliose compilation su YouTube).
In quel momento Highbury ÃĻ un posto tranquillo: buona parte degli Invincibili ÃĻ ancora in campo, la prima grossa defezione â capitan Viera, finito alla Juve per una cifra che vista oggi fa quasi sorridere â ÃĻ stata sistemata da un ragazzetto catalano già diventato idolo della North Bank((https://giphy.com/gifs/arsenal-fc-gif-qlMZfvstUiAUg))e il giocatore piÃđ forte del mondo veste sempre il 14 rosso. Forse ÃĻ per quello che quando Wenger â il piÃđ grosso fomentatore di falsi miti della storia, basti pensare a Diaby, Almunia, Andre Santos o, chessÃē, Senderos, Bendtner e potrei andare avanti per ore â decide che il suo sostituto debba essere un bielorusso dello Stoccarda che possiede tutte le stimmate del feticcio, nessuno dice nulla.
A Londra, Hleb ÃĻ praticamente uno sconosciuto. Magro e un poâ pirlungo, con una zazzera di capelli biondi cosÃŽ fuori moda da identificarlo come uomo di personalità , a vederlo da lontano sembra il solito lungagnone buono solo a zuccare quei palloni alti ancora comunissimi nella Premier pre-Guardiola. Poi perÃē tocca il pallone. Gobbo, sgraziato, fiero interprete di un gioco fatto di strappi, pause, fughe spalle ai difensori e dribbling superflui, ha in testa geometrie sconosciute ai comuni mortali. Quella in cui ÃĻ finito, perÃē, ÃĻ una squadra che di comune non ha nemmeno la nazionalità di chi scende in campo. à per questo che la sua combo dribblingâkey pass diventa uno dei grimaldelli piÃđ efficaci a disposizione di una squadra pronta, finalmente, a prendersi il trofeo piÃđ importante dâEuropa.Â
Palla al piede, Hleb ÃĻ semplicemente inarrestabile. Gestisce il tempo e lo spazio come nessuno, ogni volta che parte in velocità sembra essersi allungato troppo il pallone, che stia per perderlo, ma ÃĻ solo la sensazione che sceglie di regalare. Lâavversario lo sa eh, non ÃĻ che non se lo aspetti, ma ci casca comunque e prova a mettere il piedone per togliergli la palla, in una sorta di anticipazione della finta a là Milito o a là Robben. Hleb la sposta sempre un attimo prima, poi cambia direzione e rimette il turbo.
La sua andatura ÃĻ magnetica, e grazie anche a un utilizzo magistrale di quella pelopina portata da Xavi al grande pubblico, ÃĻ in grado di attirare sempre piÃđ di un giocatore su di lui. Questo significa liberare un compagno, e in quellâArsenal i compagni liberi portavano dietro la maglia i nomi di Henry, Ljungberg, Pires e Fabregas.
Sono queste caratteristiche che lo portano a giocare accanto ai tre Invincibles del reparto avanzato nella finale di Champions del 2006, quella in cui i sogni europei (e inglesi, e per un certo periodo pure di essere una grande squadra) dellâArsenal si infrangono contro un muro. Ed ÃĻ proprio quella finale, in cui Hleb rimane in campo fin quasi alla fine, la migliore metafora della carriera di Hleb, una carriera che â come giustamente sottolineato in questo splendido articolo de LâUltimo Uomo â rappresenta uno dei piÃđ grossi what if degli ultimi anni del calcio. Una di quelle a cui ÃĻ sempre mancata una cento lire per arrivare al milione.
PerchÃĐ se ÃĻ vero che Hleb non lo fermavi manco a cannonate, era altrettanto vero che pure per farlo tirare dovevi pregarlo in ginocchio. E sÃŽ, non ci sono dubbi avesse geometrie abbastanza avanzate da fargli meritare una laurea ad honorem in architettura, ma, cazzo, per renderle perfette avrebbe dovuto aver voglia di applicarsi.
LâArsenal di Wenger era unâanarchia in movimento, figlia delle idee del francese che si andavano via via confondendo, e lui lÃŽ dentro faceva paura. Ma, quando, due anni dopo, arriva al Barcellona (piangendo per le parole di Wenger), Guardiola ci mette pochissimo a prenderlo di punta. O studi spagnolo e ti adatti al gioco o sei fuori (entendies, Zlatan?), e lui si rimette in viaggio lâanno successivo, con una serie di peregrinazioni in prestito che lo portano, nel giro di tre anni, a pensionarsi anticipatamente al Bate Borisov (con qualche trascurabile vacanza in Russia e Turchia), dove tornerà a fare quello che gli pare in una squadra dove tra le stelle riconosciute da Wikipedia câÃĻ Vitali Kutuzov (ricordate il nuovo Sheva?)((archiviostorico.gazzetta.it/2001/settembre/22/Ecco_Kutuzov_manda_Sheva_ga_0_0109225353.shtml)), che dopo la squalifica per calcioscommesse si ÃĻ riciclato come portiere di hockey.
Io per Hleb ho pianto, urlato, preso a pugni i muri, odiato il Barcellona come non mai (e non ÃĻ che non mi abbia dato occasioni eh, tipo questa) ma oggi, a dieci anni dal suo addio, ho fatto pace e metto ancora la sua 13 per giocare a calcetto il lunedÃŽ sera. Ho persino rimesso in piedi la PlayStation2 per tornare a giocarci assieme. Ogni volta che segna, mi torna in mente quel torneo con la PSP in palio. La finale lâavevo persa.
Hleb aveva la freccia bianca.
17 Comments