Altro anno, altra lista. Care lettrici, cari lettori, la Nostra Santa Madre Redazione anche quest’anno rilascia la sua enciclica piena zeppa di nuove letture. Godetene tutti, andateci piano col Nebbiolo, ma soprattutto siate buoni con i parenti.
Date loro un libro di questa lista e dite: «Questo è un libro consigliato da Altri Animali». Quanto a noi, ci vediamo il prossimo anno. Buona lettura.
Flannery O’Connor
Un brav’uomo è difficile da trovare
minimum fax
Traduzione di Gaja Cenciarelli
Un irrequieto viaggio di famiglia, un incidente, un salvataggio che diventa carneficina; un’anziana di campagna che accoglie un vagabondo e gli dà in sposa la figlia (si sta ancora fregando le mani per l’affare quando la ragazza viene abbandonata); un gruppo di ragazzini di una diabolicità gratuita e incendiaria… L’ironia funesta e apocalittica di Un brav’uomo è difficile da trovare mi ha ricordato il piacere di dare credito a un’ossessione: scopro O’Connor, leggo tutto di O’Connor. Semplice. Il racconto è dei violenti.
Eleonora Daniel
Benjamín Labatut
Quando abbiamo smesso di capire il mondo
Adelphi
Traduzione di Lisa Topi
Quest’anno è difficilissimo scegliere UN SOLO libro. Fra i pesi massimi da citare metto (in ordine sparso) la raccolta stupenda sull’arte e il sacro di László Krasznahorkai, Seiobo è discesa quaggiù, le Storie dell’arcobaleno di Vollmann, il Poeta Cileno di Alejandro Zambra, l’imponente Solenoide di Cartarescu, Il Banchetto annuale della Confraternita dei becchini di Énard, il Premio Strega Europeo Cronorifugio di Gospodinov, fino ad arrivare al nuovo di Franzen, Crossroads, e alla sorpresa di fine anno di Tre Anelli di Mendelsohn, che sto leggendo ora. Ma dal momento che devo indicare un solo libro, esemplare del 2021, la mia scelta va su Quando abbiamo smesso di capire il mondo di Benjamín Labatut (Adelphi). Quest’ultimo ha scritto un libro singolare, indefinibile, che mescola ottimamente realtà e finzione; ci sono storie di scienza e di scienziati, c’è la fisica quantistica, ci sono vicende storiche e scoperte scientifiche non banali sullo sfondo, ma è anche un’opera che inquadra il lato fragile e alle volte oscuro della scienza, il limite umano alla conoscenza, e infine quello spirituale, filosofico, etico. Leggendolo si ha la sensazione di avere tra le mani un qualcosa a metà tra un romanzo e un trattato scientifico, senza un preciso ordine o struttura. La parola perfetta per questo libro è vaghezza (intesa come indeterminatezza ma anche come bellezza intima, grazia), molto sebaldiana, se posso aggiungere. Provate a leggerlo per credere.
Marco De Laurentis
Giorgio Vasta
Tre orfani
Edizioni Casagrande
Mi limito alla letteratura italiana perché quest’anno non ho letto abbastanza straniera da esprimermi in merito con cognizione di causa. Detto questo, per me il libro dell’anno è Tre orfani, perché a Giorgio Vasta è bastato uno spillato di poche pagine per confermare di essere la persona vivente che scrive meglio in italiano.
Leonardo Ducros
Rob Halford
Confesso. L’autobiografia
Tsunami
Traduzione di Valeria Presti Danisi
Come tutti gli anni anche quest’anno è stato l’anno dell’autofiction. Si romanzano i fatti propri o dei nostri amici o parenti sperando che la penna ci venga in soccorso e li elevi a una generalità letteraria che vale per tutti. I titoli si sprecano: si va da Due vite di Emanuele Trevi a Un amore chiamato politica di Luigi Di Maio. Il tutto a discapito di un genere antico e nobile: la biografia. Per questo vorrei dire che il mio libro dell’anno è addirittura un’autobiografia. Si intitola Confesso e l’ha scritta Rob Halford. Il cantante dei Judas Priest ci racconta della sua educazione sessuale e sentimentale di ragazzo gay di Walsall cresciuto all’ombra delle fonderie. Ci racconta pure come quel pischello abbia cambiato per sempre la storia della musica nonostante l’autorevole rivista Sounds avesse scritto del primo album dei Priest: «Meglio se non lasciate il posto di lavoro». Grazie per tutti i vocalizzi, i giubbetti borchiati, le smarmittate e i messaggi subliminali. Grazie.
Stefano Friani
Francesca Matteoni
Ciò che il mondo separa
Marcos y Marcos
Rileggendo le bozze di questo speciale di fine anno, mi sono reso conto che non c’era (abbastanza?) poesia. Lo so: è una formula vuota. E tuttavia il mio consiglio-libro dell’anno è questo di Matteoni: perché i suoi versi hanno qualcosa di intimo e ancestrale, di fiabesco e di selvaggio insieme.
Roberto Galofaro
Matteo Trevisani
Libro del sangue
Edizioni di Atlantide
Quando nell’esistenza di un uomo intercorrono eventi di nascita o morte non resta che farsi travolgere da immagini di vita, come è stata e come sarà, e interrogarsi alla ricerca di storie, che sono state e che saranno: Trevisani lo fa attraverso la genealogia – una scienza e una ricerca che non ha fine – e una scrittura fisica, folgorante. E se in copertina trovate l’iconografia di una balena è perché questa storia inizia nel segno di una maledizione tra mare, marinai e balene.
Florinda Giannino
Sylvie Richterová
Topografia
Rina Edizioni
Traduzione di Sylvie Richterová e Caterina Graziadei
Topografia è un romanzo che procede per frantumazione. Personaggi mandati in esilio dalla Storia si fanno memoria per non svanire e interrogano la consuetudine di oggetti familiari ormai sradicati. Nel tempo sospeso o invertito di storie incrociate nel corso dei decenni, il ritorno a casa è sempre impossibile, restano giorni topeschi che Richterová fa germogliare tra le macerie di città che sono tutte e nessuna. La narrazione segue un mormorio di voci dalle identità in bilico, tenute insieme dal ricordo e dal ricordo annientate.
Giulia Martinez
Guido Carpi
Lenin. Verso la Rivoluzione d’Ottobre (1905-1917)
Stilo Editrice
Da buon comunista interiore tengo d’occhio sovietiche memorialistiche assortite, corrispondenze d’antan, recuperi letterari del periodo. Il miglior libro del 2021 è una biografia su Lenin divisa in due volumi. A scriverla è Guido Carpi – professore di Letteratura russa all’Orientale di Napoli, nonché, scoperta di qualche anno fa, divulgatore navigatissimo e parecchio magnetico. Questo Lenin. Verso la Rivoluzione d’Ottobre – letto insieme al primo – è una delle più interessanti radiografie recenti della Rivoluzione russa e dei suoi protagonisti. Vladimiro è al centro, figura storica tutt’altro che monolitica, di cui perlopiù s’ignora il pensiero multiforme e sempre in trasformazione, il lavoro torrenziale su uomini e idee, orizzonti e miserie. Scrittura incisiva e un rigore storico impressionante. Altro che Ezio Mauro. Gran libro.
Emanuele Martino
Paolo Bacilieri, Vincenzo Filosa
Bob 84 – La vendetta è mia
Panini Comics
È un leggero imbroglio quello di indicare come libro dell’anno una serie appena iniziata e che continuerà non si sa come, quando, quanto e se, ma l’incursione nel poliziottesco di due grandi autori merita questo sotterfugio, perché vi si trovano il tono esistenzialista dei noir di Melville, sfumato dalle ossessive tinte gegika dello tsugiano Filosa, lo sceneggiatore, e poi i canonici inseguimenti in cui sembra di sentire la musica di Bacalov in mezzo ad architetture cittadine passate al vaglio del tratteggio amichevole e inquieto di Bacilieri, il disegnatore, il tutto in un formato Panini che strizza l’occhio al fumetto popolare e alle radici kriminali del genere. Tutto è al suo posto, insomma: non resta che leggere e aspettare.
Alberto Pellegrini
Annie Ernaux
La donna gelata
L’orma editore
Traduzione Lorenzo Flabbi
È già il secondo anno che propongo un romanzo vecchio. Questo è stato scritto e pubblicato negli anni 80 in Francia. C’è un motivo piccolo. Negli anni 80 il tasso di occupazione femminile ufficiale era molto alto (l’ho letto da qualche parte) ed erano gli anni migliori per osservare un fenomeno per noi allo stesso tempo strambo e tradizionale: la donna nella società. Poi forse c’è anche un altro motivo piccolo: difficilmente i contemporanei sanno raccontare il loro tempo e Annie Ernaux invece lo sa fare. La donna gelata racconta come la donna di età in età si debba adattare a delle gabbie. È un libro di una precisione da chirurgo assassino, consegna a chi legge freddo e lucidità.
Giulia Priore
Alessandro Leogrande
Gli anni dello Straniero. Italia 1998-2017
Edizioni dell’Asino
Di fronte al corto circuito dell’informazione italiana in tempo di pandemia, in cui la superficialità dell’analisi fa più danni della malafede, mi chiedo sempre più spesso cosa avrebbe scritto Alessandro Leogrande. Ci siamo accorti solo dopo la sua morte, improvvisa, infame, quattro anni fa, di quanto la sua voce fosse insostituibile, necessaria. Leogrande era un rifugio sicuro, sfrondava le notizie di futilità e retorica e ne restituiva un’analisi lucida, informata, fondata sullo studio, sull’esperienza diretta, sull’esercizio della razionalità. Interprete di parte ma critico di una sinistra passiva e perennemente in crisi, di cui ha svelato ogni ipocrisia più acutamente di chiunque altro, e sempre impegnato in difesa delle “classi subalterne”, ha lasciato un vuoto incolmabile nel disastro di autoreferenzialità che è il panorama intellettuale italiano. Qui sono raccolti i suoi saggi per lo Straniero, la rivista/scuola di Goffredo Fofi, di cui è stato l’anima per quasi vent’anni. Leggetelo, fa male e bene al cuore.
Giuseppe Putignano
Camila Sosa Villada
Le cattive
Edizioni Sur
Traduzione di Giulia Zavagna
Un libro dell’anno perfetto deve avere alcune caratteristiche, e se in una certa pagina dice: «La polizia no! Non si può portare un bambino alla polizia. Non c’è punizione peggiore!» è già sulla buona strada. Le cattive di Camila Sosa Villada ha il privilegio di coniugare le belle lettere con la storia di Camila e del gruppo di donne trans che diventerà la sua famiglia, con la diversità, l’amore e la vendetta. Sosa Villada, scrittrice transgender, è una delle voci più importanti della letteratura argentina, e qui lascia che sia la protagonista omonima a raccontare una storia personale e parimenti collettiva di felicità strappata con ostinazione in una vita di botte e violenza al Parco Sarmiento di Córdoba.
Giorgia Sallusti
Cynthia Rimsky
Il futuro è un posto strano
Edicola
Traduzione di Silvia Falorni
È il libro dell’anno già dal titolo, Il futuro è un posto strano di Cynthia Rimsky. Non tanto un romanzo sul futuro, quanto sulla memoria e sul presente, che è senz’altro assurdo ma soprattutto estraneo, extraño. Come quando si ricompone, dopo tanto tempo, un puzzle, e magari le tessere si incastrano perfettamente, ma a muoverci le mani non sono più le stesse speranze, e il risultato appare amaro e grottesco. Vale per il Cile – tra dittatura e rivoluzione, nella vicenda della protagonista – e per noi tutti.
Silvia Seminara
Mario Desiati
Spatriati
Einaudi
Leggendo Spatriati è impossibile non ritrovarsi faccia a faccia con il conflitto. Per conflitto ha da intendersi tutto ciò che c’è di irrisolto, un cortocircuito costante che apre a un’inevitabile sospensione. Così è la vita di Claudia e Francesco, che potrebbe essere – ed è – simile alla nostra e che parla in maniera limpida a più generazioni di spatriati. Amici, fratelli, poi amanti, legati da un amore senza etichette, si rincorrono e si muovono in spazi indefiniti e tormentati da Martina Franca a Berlino, imparando a vivere sparsi. Se in questi ultimi due anni abbiamo per la prima volta sperimentato la sensazione e la paura di rimanere bloccati in luoghi non nostri, questo libro offre l’occasione di riflettere e di ripensare al nostro costante andare. Spatriati è un libro che parla di fuga, ma anche di ritorno.
Roberta Sofia
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