Skip to main content

Nessuno può farmi affrontare me stessa, nessuno può costringermi a confessare. È così facile identificare la scelta giusta, ma è altrettanto difficile scegliere coscienziosamente quando sento che la mia vita potrebbe durare per sempre. Stanotte sono un’altra. Sto usando l’abbandono come ricompensa per il lavoro.

Come può un saggio appoggiarsi più al piano onirico che a quello reale? Un’esperienza è completa solo se vissuta esclusivamente con il proprio corpo? In Stanotte sono un’altra Chelsea Hodson dimostra che è possibile raccontare frammenti della propria vita partendo da sensazioni fisiche, ma elevandosi poi a uno spazio più meditativo, dove quello che prova il corpo non è la cosa più importante: contano le parole della nostra mente.

Stanotte sono un’altra (traduzione dall’inglese di Sara Verdecchia) è il primo volume di una nuova collana dell’editore napoletano Pidgin. Si chiama Dissestazioni, e raccoglie saggi personali e non fiction creativa. I saggi di Hodson non potrebbero trovare posto migliore: attraverso la scrittura, l’autrice supera continuamente i confini fisici e mentali, e atterra in un mondo di possibilità, dove l’interpretazione di cosa è reale e cosa non lo è resta a chi legge.

Io ero il manichino lilla che si mostrava senza parole. Ero sull’appendiabiti, in attesa di essere toccata.

Chelsea Hodson ci mostra alcuni momenti della sua vita da una posizione laterale: non li vive da protagonista, sta in disparte, osserva. In un’intervista al Columbia Journal dichiara che per lei Stanotte sono un’altra rappresenta allo stesso tempo la gioia di trovarsi al di fuori della propria vita, anche solo per un momento, e la malinconia di sapere che alla fine, anche se usciamo dalla nostra esperienza personale, non c’è nessuna differenza.

Partendo da un fatto reale – il lavoro come addetta stampa alla NASA a Tucson, durante il lancio del Phoenix Mars Lander verso il pianeta rosso; ricordi d’infanzia; la sua vita a New York – Hodson compone saggi che sembrano collage. E la sensazione è esattamente quella, poiché l’autrice racconta di scrivere molto, in un primo momento, e di passare poi a tagliare e riorganizzare fisicamente i paragrafi. Armata di forbici, stampa la bozza, elimina alcune parti, ne sposta altre, fino a risolvere il puzzle dei suoi pensieri. È così che il suo punto di vista si mescola con citazioni più o meno esplicite: libri, film ed esperienze indirette entrano nel testo e lo arricchiscono, così da moltiplicare i punti di vista e da superare i confini netti tra chi guarda e chi agisce, tra aggressore e aggredito, tra protagonista e spettatore.

Per Chelsea Hodson la scrittura è uno strumento meditativo attraverso il quale l’esperienza reale si mescola con l’irreale, così da rivelare tutte quelle sfumature che non si notano a prima vista. Leggendo Stanotte sono un’altra si ha la sensazione di entrare in un sogno, dove ogni esperienza terrena apre le porte a infinite possibilità e punti di vista: che sia quello di Hodson, il mio, il vostro, o quello di un anonimo manichino lilla.

2 Comments

Leave a Reply