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Il 21 febbraio 2023 è apparso sugli scaffali delle librerie Parlami dello scrittore romagnolo esordiente Francesco Zani (Fazi Editore, Collana le strade). Si tratta di un romanzo di formazione, perché racchiude al suo interno molte delle caratteristiche di quel genere. Il narratore dialoga a stretto contatto con il protagonista, di cui conosciamo spesso i pensieri più intimi: le sue paure, i suoi dubbi. Il personaggio principale è di fianco al suo mondo che è rappresentato da Cesenatico, la sua costa e in particolar modo uno dei lidi che costeggiano il lungomare. Vi è infatti un’attenzione ai pensieri del protagonista, accompagnata da una descrizione meticolosa dell’ambiente sociale in cui vive. 

Come già si può evincere dalle prime battute, la penna dell’autore è instancabile, batte come un martello sull’incudine. Di seguito è riportato un primissimo assaggio: «Quando la mattina mi ero ritrovato da solo in casa, avevo pensato si fossero dimenticati di me. Sentivo bruciare la gola e un po’ di brividi mi rigavano la schiena».

A tal proposito dice di lui Daniele Mencarelli: «Parlami di Francesco Zani ha il sapore salmastro dell’Adriatico e un orizzonte fatto di sentimenti pronti a esplodere nel bene come nel male. Perché quando si è giovani, quando l’inesperienza la fa da padrone, un attimo può essere fatale. Zani ha la penna degli scrittori autentici, quelli che scelgono l’unica parola, l’unica parola esatta.»

La trama del romanzo si snoda in un territorio che comprende Cesenatico, la sua spiaggia e le aree limitrofe. È una storia ambientata nella Romagna degli anni Novanta, al suo massimo splendore, che poi prosegue fino agli anni 2000.

Alessandro, soprannominato Gullit, è il protagonista dell’intera vicenda. A raccontare ciò che accade in quegli anni è il suo fratello maggiore. Alla nascita di Gullit molte cose cambieranno in famiglia, giorno dopo giorno. Così inizierà la disgregazione, la mamma e il padre vivranno da separati in casa, conducendo due vite parallele. Gullit non parla quasi mai, quando lo fa balbetta, riesce a comunicare soltanto con il suo fratello maggiore al quale affida le sue gioie e le sue paure.

La Romagna non è affatto quel locus amoenus ovattato e scanzonato che siamo abituati a vederci raccontato. Qui, in questa porzione di territorio c’è un lato oscuro, fatto di malaffare, caporalato in salsa romagnola, decisamente lontano dal benessere. C’è un traffico di uomini più modesto rispetto al sud Italia, ma che comunque si fa sentire. Nella storia infatti è lo sfondo di un’intera vicenda.

È su queste pieghe che Zani pone l’accento, scandaglia quel mondo di sotto, attraverso le voci di vari personaggi. L’autore li descrive, non si compiace, ma nemmeno cade nella disperazione più profonda: «Emidio era passato a controllare e si era arrabbiato moltissimo perché una cosa del genere avrebbe potuto dare nell’occhio. Tra di loro non sapevano nulla gli uni degli altri, alcuni erano senegalesi, altri nigeriani, poi c’erano ivoriani e camerunensi. Parlavano i loro dialetti, il francese e l’inglese. Il poco italiano che apprendevano riuscivano a captarlo mentre lavoravano, ma non sapevano nulla né dell’Italia, né di Cesenatico. Ne arrivavano di nuovi in continuazione e Arkane svegliava tutti per fare posto.»

Una realtà con cui bisogna fare i conti e nemmeno Cesenatico è al riparo dalla malavita.. Eppure restano ancora l’amore e i sentimenti genuini tra i personaggi. Non a caso il titolo del libro parte proprio dal rapporto amorevole tra i due fratelli.. Amore fraterno è Un termine che compare più volte nel testo, ma forse solo una volta è più significativa delle altre e ci aiuta a comprendere meglio il titolo dell’opera: «La mamma aveva spezzato un po’ di mollica di pane, per provare a far scendere la lisca, dovevi mandar giù la saliva più che potevi e il babbo ti chiedeva se la sentivi ancora e tu facevi cenno di sì. Io avevo continuato a mangiare bagnando il pane nel sugo di olio e limone rimasto nella padella. Era successo in quel momento, mentre io non ti vedevo.

“Io non vo-voglio mo-morire”, avevi detto con una voce impaurita. 

“Gullit ha parlato”, avevo detto io con la bocca piena.»

Le prime parole di Gullit spezzano una connotazione fino a quel punto certa del protagonista, in quanto tutti credevano che non parlasse. Eppure in quel piccolo gesto e in quelle semplici parole ripetute, si racchiude tutta la sua essenza. Così Parlami da imperativo e preghiera diviene la voce del desiderio. La parola balbuziente di un bambino che vede e vorrebbe dire tante, troppe cose ma alla fine pensa talmente veloce che tutto resta imprigionato nel suo cervello. È in quel momento, tanto semplice, quanto naturale dovrebbe essere che si sprigiona l’amore dei suoi cari. Il titolo è un’invocazione che sta alla base di tutto il libro. Parlami, almeno fallo con me. Voglio essere con te, però ho bisogno che tu faccia un passettino verso di me. Quella sera d’inverno, negli occhi dei genitori, del fratello e degli amici, la cucina si riempie d’un calore improvviso, che poco dopo si trasforma in felicità, euforia. 

Sull’onda di quella sensazione positiva, tornano alla mente gli anni Novanta con i fasti della Riviera. Ci sono tutta una serie di elementi, mediante il lessico, che costellano quell’immaginario: Marco Pantani, Ruud Gullit, il Bagno Beatles con le sue giornate, i giochi e i rituali tipici di quel decennio. Partendo dallo sport si pensi a Gullit, che oltre a essere il soprannome del protagonista, è anche il simbolo dell’allegria, per la gioia che trasmetteva quando era in campo con i suoi movimenti e il tocco del pallone, per i colori vivaci dei suoi abiti, e poi le sue treccine. È una di quelle immagini scolpite nell’immaginario dei tifosi, milanisti e non, che fa pensare alle glorie, alle imprese storiche del calcio italiano e tutto quello che ci girava intorno. 

Un’altra nota merita anche Marco Pantani, che partito da Cesenatico è arrivato alle vette mondiali del ciclismo. Pantani è la forza e l’unione di un popolo, quello romagnolo più in generale, che si rivede nel proprio idolo. A Cesenatico in quegli anni è un’istituzione, così come qualche anno prima a Milano lo era Gullit. In Parlami di Francesco Zani ne troviamo una chiara testimonianza, forse perché all’epoca doveva aver vissuto anch’egli quella festa gioiosa che si respirava lungo la Riviera dopo le vittorie in bici: «Avevamo già sistemato tutte le sedie davanti alla televisione. L’avevamo portata fuori dato che il Beatles si sarebbe riempito per vedere Marco Pantani al giro d’Italia. La Riviera era diventata una distesa di tifosi fermi davanti allo schermo. I nostri clienti romagnoli erano tra i più agguerriti, ma anche quelli che venivano da fuori regione, ormai tifavano per lui, trascinati da un delirio collettivo che non ammetteva eccezioni. La passione aveva travolto chiunque tanto che anche chi solitamente non seguiva il ciclismo si improvvisava esperto.»

Pantani rappresenta il sogno materializzato per migliaia di bambini e ragazzi romagnoli che crescono a cavallo tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila. Tutti lo sognano, eccetto forse Gullit che non si rende conto perfettamente di cosa stia accadendo lì, intorno a lui: «A te non importava niente di Pantani e nemmeno dello sport in generale. L’estate prima, quando Cesenatico era stata invasa per festeggiare la sua vittoria al Giro d’Italia e al Tour de France, non eri neanche voluto venire nella piazza del Grand Hotel.»

C’è un riferimento velato a Roberto Baggio, probabilmente la figura più importante del calcio italiano. Qui è trattato con rispetto e citato quel poco che serve per elevarlo a icona. Così la penna di Zani assume un tratto di delicatezza, la punta all’occorrenza si ammorbidisce e sfiora una pagina di velluto, in uno dei passaggi più emblematici nella carriera del calciatore. «Sembrava che fossi interessato alle prestazioni in campionato di Roberto Baggio dopo il rigore sbagliato ai mondiali…». 

Lo sport comunque non si esaurisce solo con gli eventi sportivi, ma anche con trasmissioni televisive come Mai Dire Gol (c’è anche un articolo di Francesco Zani sull’argomento, per la Rivista sportiva Undici) che era imperante in quegli anni. Così anche la famiglia di Gullit non fa a meno di quest’ulteriore rito collettivo: «Il lunedì sera la mamma non riusciva mai a portarti a letto, perché tu volevi rimanere sul divano accanto a me per vedere Mai dire Gol. Eri ancora troppo piccolo per capire quelle battute, ma le mie risate e la mia attesa davanti al televisore ti riempivano d’adrenalina, impedendoti di prendere sonno.»

I gesti di fratellanza si vedono nelle piccole esperienze quotidiane. La gioia e la voglia di partecipare a un rituale della famiglia è così forte che supera ogni differenza, ogni forma d’incomunicabilità. Riesce a rompere barriere che fino a un istante prima sembravano insormontabili. 

A proposito dell’adrenalina, essa viene annunciata in ogni capitolo del romanzo, specialmente nei titoli. Ogni volta sembra che debba accadere qualcosa d’irreparabile, la suspense tocca le corde più interne del nostro animo. Scorgiamone una piccola sequenza: «Io non voglio morire… L’ultimo bagno con me… Me lo sentivo che veniva…»

Uno dei luoghi più importanti del romanzo è sicuramente il Bagno Beatles, uno stabilimento balneare che nella realtà non esiste, ma che nella scrittura di Zani finisce per diventare reale. Riprende i tratti di molti stabilimenti balneari di Cesenatico, e di nessuno in particolare. Nasce e muore nel romanzo, ma ha anche una storia e un’identità precisa: «Nessuno sapeva come aveva fatto a non partire per la guerra e si era impegnato per garantire ai figli un futuro tranquillo comprando due appartamenti a Cesenatico e tenendo vivo il Bagno Ines. Quando era morto si chiamava ancora così, come la bisnonna, e il babbo ripeteva sempre che gli avrebbe cambiato nome. (…)

Il Beatles lavorava a ciclo continuo ed era lo stabilimento balneare più famoso di tutta Cesenatico, dato che lo conoscevano anche quelli che andavano al mare di là dal canale, a ponente.»

Ma il Beatles non è solo frequentato da avventori locali: arrivano ogni anno persone da tutta Italia e forse anche Europa, tra questi può ritrovarsi anche qualche vip. E può succedere anche che qualche vip si presenti al bagno: «“Parla con il dottore, dai donca”, l’aveva pregata. Lì per lì la mamma era rimasta in silenzio, intercedendo senza dirgli nulla, e un giorno Dario Fo aveva percorso tutta la passerella per discutere con lui i termini dell’ingaggio.

“Voglio tre fette di cocomero. Una per me, una per mia moglie e una anche per Galassi, il mio nuovo impresario”, aveva detto Fo ridendo. Il babbo aveva noleggiato un microfono con asta e due casse da Pandolfini a Gambettola, spendendo moltissimo. (…)

Con la luce rossa del tramonto che brillava sull’acqua torbida della riva, Dario Fo aveva recitato per mezz’ora buona i versi di Ferruccio Benzoni, un poeta di Cesenatico morto da poco che lì non conosceva quasi nessuno. Alla fine della lettura Galassi era spuntato da dietro e gli aveva fatto un gavettone bagnandolo dalla testa ai piedi. Per qualche secondo Dario Fo era rimasto fermo sulle sue gambe bianche e magre, lasciate scoperte dai bermuda, poi si era ricomposto avvicinandosi serissimo al microfono. 

“Ecco adesso potete dire a tutti che il Bagno Beatles è l’unico posto al mondo in cui fanno i gavettoni ai premi Nobel”.»

Ciò che invece può accomunare Zani alla sua terra è la fotografia, in particolare quella di Luigi Ghirri. Forse potrebbe avvenire un’unica fusione tra il testo e le foto. Potremmo leggere Parlami e mentre le immagini della storia passano nella mente, potremmo accostare una foto di Ghirri in cui è rappresentato uno stabilimento balneare, oppure una particolare passerella della spiaggia e pensare immediatamente al Bagno Beatles.   

Ovviamente è solo un modesto suggerimento per raggiungere un’esperienza sinestetica. Di seguito ecco un’idea di come potrebbe essere: «Era felice solo quando stava lì, e si sentiva esclusivamente al Bagno Beatles, con i piedi nella sabbia o un ombrellone in spalla».   

Parlami di Francesco Zani è un inno a una terra scanzonata come la Romagna. Al suo interno nasconde la fragilità, la delicatezza e moltissimi altri sentimenti che passano sul foglio come uno schiaffo, che ci colpisce fino alle lacrime, fino a immergerci completamente nel suo mondo.

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