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Il Grande Romanzo Americano è morto? Probabile, ma se oltreoceano dal punto di vista letterario non si è visto granché ultimamente, ampliando un pò il discorso all’intera industria culturale, direi che il 2022 è stato a mani basse l’anno di Kendrick Lamar e del suo Mr. Morale And The Big Steppers.
Qualcuno dirà che il disco non è al livello dei suoi predecessori (sbagliando), altri diranno che non ha quasi nessuna hit che spacca davvero e risulta macchinoso all’ascolto (e ci starebbe pure), ma su un punto possiamo trovarci tutti d’accordo: la scrittura del rapper Premio Pulitzer 2018 è arrivata a dei livelli mai raggiunti prima. Mr. Morale è la sublimazione del Kendrick liricista (o si dovrebbe chiamarlo poeta?), dove mai come prima d’ora i suoi testi creano una vera e propria sorta di autobiografia, un disco molto introverso che racchiude messaggi spirituali, razziali e culturali incentrati su vecchi cavalli di battaglia come la famiglia, la Black America, la religione ma anche nuovi, come il proprio stato mentale, la terapia, le ferite subite in passato e la possibilità di guarirle. Cioè un’opera che cattura l’essenza dell’America moderna, come fa ogni buon Grande Romanzo Americano che si rispetti.
In occasione del concerto all’Arena di Verona del 17 luglio, ho provato qui a fare un pò una sorta di parafrasi dei brani che compongono il suo ultimo album, lasciando volutamente le strofe in inglese e tentando di sintetizzare tutti gli aspetti dell’album disco, ovviamente fallito (spero mi perdonerete la lunghezza di questo articolo!). Di seguito la prima parte, la seconda la trovate qua.
PROLOGO
family ties
A distanza di 5 anni dal suo ultimo lavoro, DAMN, il 20 agosto del 2021 Kendrick Lamar lancia un nuovo sito (oklama.com) e annuncia che sta lavorando ad un nuovo album (l’ultimo con l’etichetta indipendente Top Dawg Entertainment) con il seguente messaggio:
Love, loss, and grief have disturbed my comfort zone, but the glimmers of God speak through my music and family.
While the world around me evolves, I reflect on what matters the most.
Curiosa anche la scelta di firmarsi sotto il nome oklama: tra le tante supposizioni sul suo significato, la più attendibile sembra essere quella secondo cui faccia riferimento ad una parola composta che deriva dai nativi americani Choctaw, che significa “my people”, utilizzata anche nella loro traduzione della Bibbia, specialmente in alcuni passaggi dove un profeta si rivolge al popolo di Dio (tema che, come vedremo, è sempre centrale nella sua opera, basti vedere qui la sua foto di qualche anno fa vestito da Gesù Cristo).
Altra definizione interessante quella secondo cui la “o” stia per zero e “Klama” stia per Kendrick Lamar appunto, dando così la percezione che questo soprannome sia il punto di partenza per qualcosa di nuovo, o di un cerchio, che starebbe ad indicare la conclusione di qualcosa (e non solo della sua collaborazione con TDE).
Una settimana dopo, esce il singolo di suo cugino Baby Keem “family ties,” dove partecipa anche Kendrick con diverse allusioni al suo nuovo album [New flows comin’, be patient, brother]. Abbondano ovviamente i riferimenti biblici, religiosi e alla sua natura di “profeta” o comunque di qualcuno che trasmette la Verità [I’m not a trending topic, I’m a prophet – I answer to Metatron and Gabriel, Bitch, looking for a better me – The Elohim, the rebirth – Before you get to the Father, you gotta holla at me first, bitch]. Si parla di rinascita e ricerca di sè, ma anche del fatto che ha evitato i social, come aveva spiegato nel messaggio sopra del 20 agosto (The morning rides keep me on a hill of silence. I go months without a phone). Un indizio ci viene dato anche subito dopo: [my mental is amazing, brother]…
Menzione speciale per la sua reference [Yeah, Kanye changed his life – But me, I’m still an old-school Gemini] dove torna un suo vecchio pallino, ovvero il tema della dualità, (due entità che compongono il quadro generale: la classica io vs. tutti gli altri tipica nel rap; temi come l’identità: l’io inteso come scontro tra il ragazzo di Compton Lamar Duckworth e il Kendrick artista/profeta; la famiglia: lui e il cugino Baby Keem, o lui e i suoi genitori ad esempio, o ancora nella sua MAAD City le gang rivali di L.A. Bloods e Crips). C’è poi l’intreccio tra il suo segno zodiacale, i Gemelli, e il dissing con Kanye West (anch’esso Gemelli), riferendosi alla sua strofa [The ultimate Gemini has survived] di Saint Pablo, perculandolo forse per la sua improvvisa e poco spontanea conversione al Cristianesimo nel 2019.
Tema quello della dualità peraltro già visibile in tracce come Wesley’s Theory in TPAB [Your horoscope is a Gemini, two sides] o nell’intero DAMN, soprattutto tra la traccia iniziale BLOOD e l’ultima, DUCKWORTH. In una sua vecchia intervista a MTV aveva dichiarato:
«You listen from the back end, and it’s almost the duality and the contrast of the intricate Kendrick Lamar. Both of these pieces are who I am».
The Heart Part 5
L’8 maggio del 2022 esce “The Heart Part 5”: come ogni buon fan saprà, solitamente le tracce denominate “Heart” escono sempre prima dei grandi album di Kendrick, sono dei singoli promozionali che anticipano gli argomenti che andrà a toccare. In questo caso però troviamo tanta carne al fuoco: il brano riprende I Want You di Marvin Gaye (il coro in particolare) e si parla di prospettive [I realize life is perspective] e della sua cultura di strada [I want the hood to want me back] ma anche una denuncia sul fatto che questa cultura sia stata caricata di glamour dalla società americana, trascurando le ingiustizie e le vittime di questo sistema [I come from a generation of pain, where murder is minor e successivamente In the land where hurt people hurt more people – Fuck callin’ it culture]. Il dolore è una parte imprescindibile di tutto il discorso, che ci accompagnerà durante tutto il suo album.
Nel videoclip poi, grazie al deepfake, impersona diversi personaggi famosi afroamericani come Kanye West (mentre Lamar rappa di disturbo bipolare), Will Smith (nella parte in cui si parla di fare del male ad altre persone), Nipsey Hussle, Kobe Bryant, OJ Simpson, Jussie Smollett. Tutti questi personaggi non sono solo una sorta di legacy per Kendrick, ma costituiscono le diverse prospettive che incarnano la cultura della Black America, comprese quelle negative, tipo OJ Simpson. Torna dunque il tema dell’identità, ma mi preme sottolineare la prima scritta che appare in video: I am. All of us, firmato sempre sotto lo pseudonimo Oklama. L’affermazione è un chiaro segnale del significato e dell’intenzione della traccia, ovvero che tutti gli ascoltatori di Kendrick si uniscano come un’unica entità, in perfetto stile biblico.
PRIMA PARTE
Il 13 maggio 2022 esce così Mr. Morale and the Big Steppers, e fin dal primo motivetto capiamo di cosa tratterà il nuovo album: “I hope you find some peace of mind…”
L’intero album è strutturato attorno a una narrazione della terapia psicologica di Kendrick. Può essere visto come un’opera in due atti: una sessione aperta di terapia in cui condivide con noi il suo processo di guarigione attraverso la riflessione, lasciando andare le sue scelte passate per concentrarsi su se stesso e sul suo miglioramento nel tempo. Un esempio ispirato dall’insegnante spirituale tedesco Eckhart Tolle, che è presente in diversi punti dell’album e guida Kendrick Lamar nel suo processo di elaborazione. Autore di diversi libri su questo argomento, tra cui Il potere di adesso, Tolle teorizza che occorra vivere nel presente anziché lasciarsi andare ai traumi del passato; il suo ragionamento si sviluppa attorno al “corpo di dolore”, ovvero una coscienza-entità che viene creata da questo dolore accumulato e che trova conforto nell’alimentare questa negatività con i traumi del passato, e si accompagna spesso a relazioni tossiche, abusive e così via. L’unico modo per rompere questo circolo vizioso è individuare l’origine dei traumi del passato e le varie esperienze infantili.
In questo primo atto, si ragiona ancora in termini di dualità, il Mr. Morale (Kendrick) e gli Steppers intorno a lui, un processo di guarigione individuale ma anche dell’intera sua gente (nei termini del “profeta”) o della società (nei panni del “leader”). Il termine “Big stepper” è uno slang usato dalle gang per indicare qualcuno che si distingue (negli anni ‘70 erano indicati così gli spacciatori o comunque chi saliva nelle gerarchie criminali), ma in questo contesto, Kendrick probabilmente si riferisce a qualcuno che porta a termine un lavoro e non è disposto a negoziare o scendere a compromessi quando si tratta del proprio successo. Un tipo di persona un po’ spropositata, ecco.
Questi Big Steppers sono quindi persone che hanno una vita piena di peccati e problemi (noi?) e, per questo, hanno bisogno di Kendrick come leader. In diverse tracce questi steppers vengono introdotti nelle tracce da veri e propri rumori di passi, fino quasi a farli sembrare ombre minacciose che accerchiano lo stesso Kendrick…
Da qui si cambia prospettiva: Kendrick si rende conto nella seconda parte che non può essere il salvatore di nessuno se è imperfetto nel profondo, se è ancorato negli sbagli del passato; inoltre il suo status di leader/profeta decade perché riconosce di essere circondato da queste figure (gli Steppers appunto) che lo ammirano incondizionatamente e lo prendono ad esempio, non facendolo così crescere come persona, uomo.
Troviamo quindi un Kendrick Lamar molto vulnerabile, che cerca di affrontare i problemi di essere un modello per un’intera generazione (potremmo dire Mr. Morale: una figura divisa tra identità personale ed esistenza pubblica), ma questa relazione-battaglia etica-politica tra individuo e comunità trova una svolta proprio grazie alla terapia, quando il suo io viene riportato alla realtà e rivela alcune delle sue confessioni più personali e oneste di sempre.
Si ha così una narrazione circolare, dove i problemi della società attuale fanno spazio a quella personale e viceversa.
1. United in Grief
In questa traccia troviamo Kendrick che descrive i suoi problemi prima dell’inizio della terapia [I’ve been goin’ through somethin’]. Il titolo della canzone è in controtendenza con il testo, nelle strofe infatti sembra descriversi come un personaggio egoista, privo di empatia e che ha abbandonato la dualità di cui dicevamo prima. Il Kendrick prima della terapia si crogiola ancora nei vantaggi della fama e della ricchezza [The new Mercedes with black G Wagon]; quando i passi e il ritmo in sottofondo accelerano, viene fomentato dalla condiscendenza dei suoi Big Steppers e passa il resto della canzone a convincerci che il suo dolore e il suo modo di affrontarlo non sono insormontabili. Soffoca così il suo dolore non solo nel lusso, ma anche sviluppando una dipendenza dal sesso [Five hundred in jewelry, chain was magic – first tour sex the pain away]. Il focus poi si sposta sulla famiglia: anche suo cugino Baby Keem, da quando ha raggiunto la fama come rapper, ha problemi simili [I watched Keem buy four cars in four months – You know the family dynamic’s on repeat]. La voce fuoricampo (Mr Morale?) torna a quello united del titolo [Everybody grieves different], ovvero Kendrick in fondo sembra riconoscere che ciascuno soffre in modo diverso, che il dolore di ognuno è unico e il suo status di celebrità non lo rende più speciale.
2. N95
Il passo successivo del suo processo di guarigione è dunque abbattere le barriere tra lui e gli altri. Il titolo della canzone fa riferimento alle mascherine N95 e la canzone fa diversi riferimenti alla pandemia del COVID [You’re back outside, but they still lied]. Prima di tutto serve quindi togliersi le varie maschere del proprio io: gli oggetti di lusso [Take off the Dolce – Take off the Birkin bag], la superiorità morale [Take off the fake deep – Take off the fake woke – Take off the I’m broke, I care], le varie menzogne [Take off the unsure – Take off decisions I lack]…E quando cadono tutte queste protezioni, nonostante le apparenze si sente nel profondo “ugly as fuck”. Ciò nonostante, riconosce anche che tutto questo non riguarda solo la sua persona, e punta il dito anche sulla società attuale [The market is crashin’ – The industry wants – Niggas and bitches to sleep in a box – While they makin’ a mockery followin’ us], sottolineando anche la mancanza di autenticità da parte degli altri artisti/e [Take off them fabricated streams – And them microwave memes – It’s a real world outside]. Ma è qui che inizia a diventare chiaro che tutto ciò è sempre più una proiezione dei suoi stessi problemi [Who you think they copy off? – Copy off us]. La strada per arrivare alla verità è dunque ancora lunga e piena di ostacoli.
Nel video del brano invece il punto è ancora incentrato sulle alte aspettative dei suoi fans e il suo ruolo da salvatore (un Kendrick nei panni di Gesù Cristo crocifisso, che cammina sulle acque) e il peso che tutto ciò ne consegue per la sua psiche (la famosa scritta “This shit is hard”).
3. Worldwide Steppers
Questo brano è incentrato sulla famiglia e sulla religione. Durante questi 5 anni di silenzio (i famosi 1855 giorni nel coro di United in Grief), è diventato padre di due bambini, che sembrano averlo riportato a terra. C’è un richiamo alla cover dell’album, ovvero la sua foto di famiglia con la corona di spine in testa e la pistola infilata nei pantaloni [Life as a protective father, I’d kill for her]. C’è quindi un contrasto tra gli alti ideali che si pone, le aspettative su di lui e i pericoli reali del quotidiano. Se da un lato è pronto a guidare tutti i big steppers sparsi per il mondo, dall’altro intuisce che ha persone più prossime da salvare e proteggere come la sua famiglia.
Dal punto di vista terapeutico, inizia a fare una leggera autocritica su di sé e ad aprirsi di più, sebbene si intuisca che la sua, per ora, non è un’assunzione di responsabilità dei propri errori. Fa riferimento alla sua infedeltà [my lust addiction] nei confronti di sua moglie Whitney (altro grande personaggio che compare nell’album) e elenca i suoi vari incontri sessuali che ha avuto con donne bianche [Whitney asked did I have a problem – I said, “I might be racist” – Ancestors watchin’ me fuck was like retaliation]. Qui c’è un passaggio importante: da una parte Kendrick descrive la sensazione di vittoria quando gli uomini di colore “conquistano” le donne bianche, dall’altra evade volontariamente la domanda della moglie. La sua abilità sia qui che durante il resto dell’album, è quella di spostare il punto di vista collegando le sue ambiguità morali su eventi individuali a modelli più profondi della cultura e dell’attualità. E infatti subito dopo lo troviamo a commentare il fenomeno della cancel culture [Niggas killed freedom of speech, everyone sensitive] ma soprattutto si sofferma a fare un’analisi sociale su quelli che considera i veri “killers” della società: [Eight billion people on Earth, silent murderers – Non-profits, preachers and church, crooks and burglars (Woo) e ancora Hollywood corporate in school, teachin’ philosophies – You either gon’ be dead or in jail, killer psychology]. Uccidere una persona qui è intesa non con una pistolettata, ma un’uccisione lenta, sottile e psicologica, operata da enti insospettabili, come no profits, chiese e predicatori, che dovrebbero essere esempi di moralità, o le lacune del sistema scolastico americano nei confronti degli afroamericani e delle fasce meno abbienti, che presentano la prigione o la morte come uniche strade percorribili. Questo problema riguarderebbe tutti [I‘m a killer, he’s a killer, she’s a killer, bitch] e qui mette di nuovo in correlazione i suoi problemi assieme a quelli della società [So what’s the difference ‘tween your life when hiding motives? More fatalities and reality bring you closure – The noble person that goes to work and pray like they ‘posed to? – Slaughter people too, your murder’s just a bit slower]. Se si riconosce “peccatore” riguardo alle sue dipendenze e ai suoi problemi, dall’altro punta il dito sulle violenze della società capitalistica e bianca, l’uomo medio bianco che va a lavoro e prega ma che “uccide” lo stesso, come i ragazzi di strada, semplicemente in una maniera più perversa.
4. Die Hard
Qui Kendrick si apre molto di più nell’ammettere i suoi sbagli [I wonder where I lost my way], soprattutto riguardo la sua relazione con Whitney [Tell me you in my corner right now]. Adesso si esterna il rimorso e il senso di colpa per le sue azioni [I got some regrets], soprattutto riguardo la sua infedeltà [I still risk it all for a stranger]. Non vuole gettare la spugna il suo rapporto [I wanna see the family stronger], ha capito che deve fare i conti con il suo passato [But my past won’t keep me from my best] e chiede sostanzialmente alla moglie di dargli una seconda opportunità.
5. Father Time
Ora che Kendrick si è aperto riguardo la sua fragilità, ascoltiamo Whitney che le consiglia di andare in terapia [You really need some therapy]. La risposta di Lamar è ovviamente basata sullo stereotipo dell’uomo macho e sulla stigmatizzazione della terapia [Real nigga need no therapy]. La palla passa così di nuovo a lei che le consiglia di rivolgersi a Eckhart Tolle [Reach out to Eckhart]. La vera sessione di terapia inizia qui.
Kendrick si apre sulle problematiche del suo passato fatto di violenze, abusi etc. [I come from a generation of home invasions and I got daddy issues, that’s on me], e di come queste lo hanno formato, influenzato in modo negativo. Descrive la sua vita come un’opera, un dramma, [My life is a plot, twisted from directions that I can’t see], come uno spettatore che assiste ad uno spettacolo teatrale che si svolge davanti a sè, senza alcun indizio sulla trama. Riflette sulla dura e rigorosa educazione che suo padre gli ha dato, la disciplina e la pressione a lavorare sodo per restare lontano dalla strada. Questo lo ha portato però a chiudersi e a nascondere le proprie emozioni [Cause if I cried about it, he’d surely tell me not to be weak], il che spiega l’avversione per la terapia di cui sopra.
Crescendo così senza potersi fidare di nessuno[Protect yourself, trust nobody, only your mama’n’em], ha creato un muro anche nelle sue relazioni intime [This made relationships seem cloudy, never attached to none], rendendolo concentrato solo su se stesso [Daddy issues kept me competitive, that’s a fact]. Qui porta ad esempio il suo smarrimento nel vedere Kanye e Drake riappacificarsi, dopo anni di lotte [When Kanye got back with Drake, I was slightly confused] e capisce che è giunto il momento di fare i conti con questo passato tossico [Guess I’m not mature as I think, got some healin’ to do].
Kendrick torna sul piano generale e parla dei problemi del suo quartiere [My niggas ain’t got no daddy, grow up overcompensatin’], criticando il machismo del gangsta rap [And your tongue is made of sword, but it may weaken your soul?] e la cultura delle gang [Learn shit ‘bout bein’ a man and disguise it as bein’ gangsta]. Dopo questa confessione appare però rigenerato [they can’t stop us if we see the mistakes] e inizia a capire che può crescere interiormente se comprende questo ciclo e lo termina, ponendo così fine al danno che provoca alle persone intorno a lui. Sottolinea che gli uomini che hanno attraversato questo disagio proiettano i loro traumi sui partner e ci supplica di concedere alle donne una pausa dal dover affrontare relazioni tossiche e abusi [‘Til then, let’s give the women a break, grown men with daddy issues].
6. Rich (Interlude)
In questo intermezzo troviamo il discusso Kodak Black, rapper che ha avuto mille problemi con la giustizia, accusato di stupro e graziato da Trump nel gennaio 2021. La scelta di Lamar di inserirlo nel disco potremmo vederla come un altro coup de théâtre dal piglio messianico. Ma aldilà delle voci, ciò che Kodak rappresenta davvero è un diverso tipo di leader, un diverso tipo di Mr.Morale con cui Kendrick può effettivamente relazionarsi. In questo monologo Kodak parla delle difficoltà incontrate nel suo viaggio verso il successo [A bunch of lost souls in survival mode – It wasn’t no way for us unless we find our own]. Proprio come Kendrick, Kodak è circondato da yes men, da fan, da questi big steppers che cercano di essere come lui e convalidano il suo stile di vita perché ha raggiunto l’apice del successo [You know this the type of shit we glorify, everybody gang, gang], così come Kodak si rende conto che questa sua capacità di ispirare non lo rendono affatto un salvatore, nonostante il suo stile di vita invidiabile. Il titolo della canzone è perfetto, perché esamina il significato profondo della ricchezza. In sostanza, Kodak ci rivela che pur avendo fatto i soldi, è ancora povero in spirito (collegandosi al titolo della traccia seguente). Questo percorso verso il successo sembra glorificare le gang, la violenza e la ricchezza, ma nasconde altrettante insidie [Most of the people that you grew up with, man, in chain gang]. Lui stesso alla fine fà riferimento al fatto che molti storceranno il naso a vederlo abbinato a Kendrick [What you doing’ with Kendrick?], ma questo dimostra che, sebbene siano persone diverse, interpretano lo stesso ruolo, leader troppo imperfetti per essere seguiti.
7. Rich Spirit
Questa è la canzone in cui Kendrick apprende dalla lezione di Kodak [Paintin’ pictures, put me in the Louvre (“Painting Pictures“,riferimento all’omonimo album di Kodak)] sulla ricchezza e inizia così ad agire con l’intenzione di arricchire il suo spirito, abbandonando le sue dipendenze: il suo telefono, ovvero il suo lungo silenzio [broke phone] e il sesso [Can’t fuck with you no more, I’m fastin’]. Ma questa fase del processo non è priva di sfide: deve ancora resistere alle critiche [Stop playin’ with me ‘fore I turn you to a song], si parla di un suo cugino che gli ha fatto causa [my cousin tried to sue me like he got the privilege] il tutto cercando di mantenere questo ritrovato equilibrio spirituale [Tryna keep the balance, I’m stayin’ strong]. Kendrick sembra essere sulla strada giusta della guarigione ma il percorso è ancora lungo…
8. We Cry Together
Senza dubbio We Cry Together è il culmine di questo primo atto. Qui troviamo un acceso dialogo tra Kendrick Lamar e Taylour Paige che toccano tutti gli aspetti di una relazione tossica. Un’altra interpretazione della traccia vuole che Taylour rappresenti lo stato dell’hip-hop, che odia Kendrick per essere stato assente negli ultimi cinque anni. Nell’introduzione però ascoltiamo la voce prima di Florence Welch [Hold on to each other] e poi di Whitney [This is what the world sounds like]: la prima frase potrebbe collegarsi al fatto che la coppia che litiga per tutta la canzone riesce a riappacificarsi alla fine, mentre la seconda sembrerebbe una critica allegorica alla cancel culture e agli egoismi che scaturiscono nelle relazioni. Questo dialogo di coppia riflette il modo in cui delle persone ferite si fanno male a vicenda, entrambe le parti infatti esprimono sostanzialmente le ferite del proprio passato sfogandosi su un’altra persona attraverso la rabbia. E secondo Kendrick è così che funziona un’intera società, e infatti amplia come al solito il discorso a livello sociale. Questa lite diventa di portata sempre più ampia riflettendo sulla lotta per il potere e la disparità di diritti fra uomini e donne [You the reason, we overlooked, underpaid, underbooked, under shame] e la politica [Why they say it’s a man’s world – See, you the reason for Trump]. Ma nella scrittura di Kendrick c’è sempre un pizzico di pepe, un messaggio alto e basso, impegnato vs. “cazzone” e quindi c’è anche un finto dissing su suo cugino Baby Keem [I’d rather fuck on your cousin – Bitch, you said you gon’ fuck who?], dove si intuisce che abbia quasi paura che la fama del cugino superi la sua.
Kendrick usa questo scambio per mostrare che questa tossicità inizia in un livello domestico, inizia con le relazioni individuali, ma la somma di tutte queste relazioni individuali tossiche è ciò che crea le più grandi questioni sociali che affliggono la società e la sua cultura.
Il finale richiama sempre all’idea di unità, vera o falsa che sia: la coppia finisce questa diatriba col fare sesso, forse il peggio sembra passato o forse Kendrick vuole far assumere alla situazione una falsa validazione emozionale, ovvero lo scopare li fa distrarre dai loro scazzi ma non li fa progredire oltre, poichè non riescono a parlare dei loro problemi reali senza fare a meno di ferirsi l’un l’altro. In ogni caso qui troviamo di nuovo Whitney che esorta Kendrick [Stop tap-dancing around the conversation] a smettere di girare in tondo sui suoi veri “issues”(tap-dancing pare un’ottima espressione, dato che richiama i famosi passi/tip tap degli steppers di prima, ovvero quando c’è il rumore di passi Lamar sembra evitare una discussione diretta su qualcosa di importante) e lo esorta ad andare al punto…
9. Purple Hearts
Il titolo qui allude al Purple Heart, ovvero una decorazione militare assegnata dalle forze armate statunitensi a coloro che vengono feriti o uccisi in battaglia. Ma potrebbe riferirsi anche al colore viola riferito ai lividi e quindi ai traumi subiti, o qualcuno suggerisce anche il viola tipico del lean, una droga ricreativa usata in America e spesso chiamata con il nome di “purple drank”. La traccia sembra infatti correlata ad amore, spiritualità e droghe, e il “Mud-walking” nel coro sembrerebbe avallare la tesi di qualcuno che stia sotto botta.
In ogni caso Kendrick sembra essere ottimista riguardo la sua guarigione e “confida nell’amore” per superare la sua battaglia [Shut the fuck up when you hear love talkin’]. Torna anche il tip-tap di prima [Mmm, tippy-toeing and I’m mud-walkin’] collegato dopo al “double tap” su Instagram, ovvero mettere like sui social nel senso di giudicare [They gon’ judge your life for a couple likes on the double tap]. Kendrick ritiene che i social siano da evitare, visto che la ritiene una cosa superficiale e falsa, prendendosela con le influencer [Them hoes is sorry, they all get bodied] e ribadisce come unica via d’uscita la sua scelta di spegnere telefono e “isolarsi”.
Nel testo poi si riprende questo discorso con quello relativo alle maschere in N95 [That’s why I’m anti-everyone before this mask] che all’isolamento per la pandemia ma c’è di più: nella traccia infatti compare anche Summer Walker, una giovane cantante che nel 2019 ha ammesso di soffrire di ansia sociale – e che ha ricevuto critiche sulla veridicità o meno di questo problema – e ha deciso di isolarsi per qualche tempo cancellando il suo tour, situazione simile a quella di Kendrick che, come dicevamo prima, in questi ultimi tempi ha deciso di tenersi lontano dai riflettori.
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