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Juel Taylor ci guida nel quartiere dove il complotto è diventato realtà

Ultimamente mi è capitato di parlare soprattutto di film di registi giovani spesso esordienti. Considero questo risultato come la sconfitta dei miei sentimenti più boomer che fino a qualche anno fa mi sussurravano «guarda gli oscar di oggi in confronto agli anni ‘90» oppure «perché non ci sono nuovi registi come quelli della Nuova Hollywood (Kubrick, Allen, Scorsese, De Palma, Spielberg, Lucas, Coppola etc..)». I giovani registi che si affacciano al mondo con i loro primi lavori stanno facendo bene, e Juel Taylor, regista di Hanno clonato Tyrone, è uno di questi nuovi talenti. Per Taylor è l’esordio alla regia di un lungometraggio, mentre la sceneggiatura è stata scritta con Tony Rettenmaier, suo partner, collega e compagno di classe alla University of Southern California e già suo collaboratore per la scrittura del non proprio fortunato sequel Space Jam: A New Legacy. I due hanno proposto l’idea per Hanno clonato Tyrone mentre nel 2018 erano stati ingaggiati per la scrittura di Creed II.

Hanno clonato Tyrone raccoglie in sé elementi di generi diversi e può essere definito sia come una commedia fantascientifica che come un thriller d’avventura, in ogni caso passato attraverso il filtro della blaxploitation, il genere cult creato appositamente da e per gli afroamericani a partire dagli anni ’70. A differenza dei suoi precedenti lavori come sceneggiatore, l’ultimo progetto di Taylor ha un profilo più basso, cioè non è un blockbuster con un budget a nove cifre, ma è anche più ambizioso, muovendosi tra razzismo strutturale e critica sociale, avendo nel cast stelle del calibro di Jamie Foxx, John Boyega e Teyonah Parris.

Jamie Foxx e il regista Juel Taylor ©MACRO Media

Le vicende del film si svolgono nel quartiere di una cittadina del sud degli Stati Uniti, The Glen, ma non ci è dato sapere esattamente dove e quando. Grazie ad alcune conversazioni su Obama e le blockchain possiamo dedurre che è ambientato ai giorni nostri, in una altrimenti vaga ambientazione temporale. Il regista Juel Taylor ha dichiarato al New York Times: «Molti posti nel Sud non hanno le risorse le e infrastrutture che dovrebbero avere, quindi anche se le persone cercano di sfruttare [le opportunità] al meglio, c’è comunque questa patina che gli fa percepire di essere negli anni ‘80».

Fontaine (John Boyega) è uno spacciatore con una routine giornaliera ben definita e si accorge che il pappone Slick Charles (Jamie Foxx) non gli ha pagato tutta la droga che ha preso a credito. Si reca dunque al motel dove alloggia Slick Charles e dopo un breve confronto gli concede del tempo, però una volta risalito in macchina viene ucciso da una gang rivale. Subito dopo Fontaine si sveglia e ricomincia la sua routine, ricordandoci il titolo. È quindi un clone? O siamo in una situazione da “giorno della marmotta”? Durante la giornata nessuno sembra consapevole di quello che abbiamo visto pochi minuti prima sullo schermo, fino a che Slick Charles non lo vede e sconcertato gli assicura che la notte prima l’ha visto morire in un agguato. Insieme cercano YoYo (Teyonah Parris), una delle prostitute di Slick Charles che ha assistito all’omicidio, e i tre insieme iniziano un’indagine che li porta a trovare un laboratorio sotterraneo dove viene prodotto il “composto H”, una droga usata per controllare le menti e i comportamenti della popolazione nera, e una rete di sotterranei e laboratori segreti. Tutta la vita a The Glen è sotto il controllo di un’organizzazione con risorse e mezzi impiegati per la clonazione di alcune categorie di individui e la sperimentazione sulla popolazione afroamericana, pratiche finalizzate all’adempimento del motto del capo della sperimentazione, «l’assimilazione è meglio dell’annientamento».

Slick Charles, YoYo e Fontaine indagano su quello che succede a The Glen ©MACRO Media

Il film inizia con uno zoom all’indietro dallo sguardo di un uomo bianco su un manifesto che sembra tenere sott’occhio un gruppo di afroamericani che discutono del fatto che uno di loro afferma di aver visto Michael Jackson, anticipando inconsciamente il controllo che la popolazione subisce a The Glen. Una figura importante per il mantenimento dell’organizzazione, definita dal regista come una MKUltra che non ha cessato di lavorare ma ha solo cambiato scopi, è Nixon (Kiefer Sutherland), che si definisce come «la guardia di sicurezza di un centro commerciale». In realtà Nixon ci spiega la retorica razzista intrecciata nel progetto: quello che intende per «Mantenere gli Stati Uniti, uniti» è tenere al sicuro la popolazione bianca da quella afroamericana su cui vengono portati avanti esperimenti finalizzati alla cancellazione della loro cultura e delle loro peculiarità, fino ad assimilarle nella popolazione bianca. E quello che suggerisce ai protagonisti è «Non fate niente, e tornate alla vostra vita. Fate ciò che vi riesce meglio, vi girate dall’altra parte».

Il controllo della comunità di The Glen si sviluppa principalmente tramite tre canali: i trattamenti per i capelli e il cibo, soprattutto il “Got Damn Chicken”, veicoli per l’assunzione del composto H, e la musica. Sul rischio di promuovere stereotipi negativi, il regista Juel Taylor ha detto sempre al New York Times: «È inevitabile. Alcune di queste cose mettono me a disagio, quindi so che anche altri saranno a disagio. Dal momento in cui c’è qualcuno che mangia pollo fritto sullo schermo sei in una sorta di zona di pericolo. So per certo di persone che dicono “Non mangio pollo davanti a persone bianche”. Questa è una storia e questi sono personaggi con cui le persone si confronteranno. E se lo faranno, vedranno che alcuni di questi stereotipi sono decostruiti e che c’è più di quello che si vede. Ma se non è la tua esperienza, chi sono io per dirti che hai torto? Non voglio che le persone pensino che c’è un solo modo per interpretare questo film».

YoYo, Slick Charles e Fontaine mangiano da Got Damn Chicken ©MACRO Media

Per quanto riguarda la musica, viene mostrato varie volte come cambiandola questa riesca a influenzare il comportamento delle persone della comunità: quando Fontaine, Slick Charles e YoYo si trovano in una discoteca, il dj cambia canzone, scatenando le persone contro i tre protagonisti. La stessa colonna sonora del film, oltre ad avere riferimenti al controllo mentale, ha al suo interno alcune sequenze subliminali di codice morse, soprattutto nella scena in cui compare Nixon.

Juel Taylor ha reso ben chiari i riferimenti che l’hanno guidato nella creazione della sua opera prima. Per quanto riguarda la trama ha citato Truman Show e Essi vivono, con un po’ di Matrix e di The Manchurian Candidate, mentre per il tono si è ispirato a Jackie Brown. A Netflix: Behind the Streams ha specificato che questo «È innanzitutto un film di mistero. Ovviamente c’è la commedia, c’è un po’ di fantascienza. Ha una patina di blaxploitation» concludendo che «È sicuramente un film omaggio a Scooby-Doo».

A essere clonati per tenere in piedi il sistema di controllo dell’esperimento a The Glen sono solo selezionati tipi di individui, archetipi che servono alla distribuzione del composto H. Per continuare a sostenere l’esperimento sulla popolazione afroamericana è fondamentale anche il mantenimento di un livello di criminalità tale da non permettere la gentrificazione del quartiere e il conseguente aumento dei prezzi: il quartiere deve rimanere povero e controllabile. Una spiegazione molto efficace viene fornita da Jason “Furious” Styles, interpretato da Laurence Fishburne nel film Boyz n the Hood – Strade violente del 1991. All’osservazione che «Non sono quelli di fuori a far scendere il valore delle proprietà, sono quelli di qui che si sparano fra loro e spacciano coca, crack…» egli spiega: «E come credi che arrivi il crack nel paese, i neri non hanno aeroplani, non possediamo navi, non siamo noi responsabili di tutta la robaccia che entra qui, ma ogni volta che accendete la TV non vedete altro che gente nera che vende droga, che spaccia coca agli angoli delle strade» aggiungendo che «non era un problema finché si spacciava solo qui, non era un problema finché non è arrivata nell’Ohio che è il cuore bianco dell’America o a Wall Street dove quasi non esiste gente nera».

I protagonisti di Hanno clonato Tyrone sono stereotipi che diventano eroi, colonne portanti della blaxploitation che potrebbero essere usciti dai cult degli anni ’70. YoYo è ispirata alle travolgenti eroine Cleopatra Jones e Foxy Brown, Slick Charles e Fontaine potrebbero essere usciti da Super Fly o dalla penna di Iceberg Slim.

YoYo, Slick Charles e Fontaine indagano nei sotterranei sotto The Glen ©MACRO Media

Non mancano poi una sterminata quantità di riferimenti culturali che tuttavia non risultano invadenti. Fontaine ha nella sua routine l’acquisto e il consumo di “Anaconda Malt Liquor” una bevanda presa direttamente da Black Dynamite del 2009. Il mistero che i tre protagonisti indagano, ha dei punti in comune con la trama di uno dei libri di Nancy Drew, di cui YoYo è molto fan. Per strada è pubblicizzato un prodotto chiamato “Somaah”, chiaro riferimento al Soma de Il mondo nuovo di Aldous Huxley, una droga per il controllo dell’umore.

Big Headed Yakub

Non necessariamente nelle intenzioni di Juel Taylor ma evidente è invece la somiglianza tra il capo dell’esperimento e uno dei miti della Nation Of Islam, il movimento politico-religioso fondato a Detroit nel luglio del 1930 da Wallace Fard Muhammad e guidato negli anni della sua massima popolarità da Elijah Muhammad. Quest’ultimo ha sviluppato la storia di Yakub, accennata in alcuni scritti del fondatore del movimento, nel capitolo cinquantacinque intitolato The Making of Devil (La Creazione del Diavolo) del suo Message to the Blackman in America (Messaggio all’Uomo Nero in America). In questi scritti viene spiegato il mito di uno scienziato, per l’appunto Yakub, che dopo essersi stabilito sull’odierna isola greca di Patmos, tramite esperimenti genetici riesce a creare una razza di uomini bianchi che «avrebbe potuto, tramite la conoscenza di trucchi e bugie, comandare l’originale uomo nero» fino a che non «sia prodotto un uomo migliore e capace di sopraffarla e rendere evidenti la sua razza di trucchi e bugie con una nazione di verità». La dottrina della storia di Yakub non è stata però unanime neanche all’interno della Nation Of Islam: già Malcom X la criticava notando come nei suoi viaggi in Medio Oriente i musulmani erano scioccati nel sentirla, e concludeva che questa dottrina non apparteneva all’Islam. Anche il figlio e successore di Elijah Muhammad prese le distanze dalla storia, che però fu reintrodotta e confermata come verità letterale da Louis Farrakhan, attuale leader della Nation Of Islam che guida dal 1981.

One Comment

  • Aiden ha detto:

    Questo brano mette in evidenza come i riferimenti culturali possano arricchire una narrazione senza risultare eccessivi. L’acquisto di “Anaconda Malt Liquor” da parte di Fontaine, ispirato a “Black Dynamite”, aggiunge un tocco di autenticità e connessione con il cinema @quordle

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