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Un ragazzo alle prese con i misteri dell’isola si ritrova in un anello temporale

Nonostante l’esplosione degli anime negli ultimi anni, appassionarsi a una serie animata proveniente dal Giappone non è diventato più facile. Nonostante la costante crescita di pubblico per questa forma di intrattenimento, le opzioni che fornivano le reti in chiaro sono diminuite fino a scomparire quasi del tutto: su Italia 2 resistono le repliche di Dragon Ball e Lupin, Boing trasmette Dragon Ball Super, Captain Tsubasa e Doraemon, mentre qualcuno ricorda ancora con nostalgia l’Anime night di MTV, e le persone cresciute nel Lazio che si sono appassionate agli anime grazie alla rete regionale Super 3 ne sono ormai orfane, dato che le sue trasmissioni sono terminate da più di un decennio. L’offerta è cresciuta ma si è frammentata sulle piattaforme di streaming, spostando l’onere della ricerca di qualcosa di valido da guardare sullo spettatore.

Seguendo le tendenze delle serie televisive classiche, anche gli anime hanno risentito della febbre da serialità, ovvero un allungamento della trama per poter avere più episodi da trasmettere. Certo, per le serie tratte dai manga questo era un problema già da tempo, infatti in tanti ricordano quanto meno i “filler”, avvenimenti assenti dai manga originali che facevano da riempitivi per allungare le serie, in saghe di assoluta popolarità come Dragon Ball. La serie Summer Time Rendering ha in questo caso un grande pregio, adattare in venticinque episodi tutto il manga di Yasuki Tanaka senza perdersi in divagazioni laterali o avventure superflue. Summer Time Rendering ha iniziato la sua vita editoriale come molti altri prodotti giapponesi: il manga è uscito a puntate su Shōnen Jump+, rivista digitale legata alla più famosa Shōnen Jump, “la” rivista settimanale su cui vengono pubblicati i manga per ragazzi più famosi. Poi l’adattamento in anime annunciato con l’uscita dell’ultimo volume, fino alla distribuzione in Italia su Disney+, piattaforma che sta provando a ritagliarsi uno spazio nella distribuzione degli anime nonostante il predominio sul mercato di Netflix, Crunchyroll e VVVVID. L’avventura si svolge nell’immaginaria isola di Hitogashima, basata sulle isole di Tomogashima di cui è originario l’autore, sulla città portuale di Kada e sull’isola di Ogi-jima, e vede il protagonista Shinpei Ajiro alle prese con un anello temporale e con un misterioso “morbo delle ombre”.

Il porto dell’isola di Hitogashima ©OLM

L’inizio dell’avventura

Il funerale dell’amica d’infanzia Ushio Kofune riporta il 22 luglio 2018 Shinpei Ajiro sull’isola dove è cresciuto, a due anni dalla partenza del ragazzo per Tokyo. Molto vicino alla ragazza e alla sua sorella minore, era stato accolto in casa della famiglia Kofune dopo essere rimasto orfano. La veglia, l’incontro con Mio, la sorella di Ushio, i sospetti sulla morte accidentale della ragazza, le prime voci sul misterioso “morbo delle ombre” sentite dal cacciatore Ginjirō Nezu: qualcosa non quadra sull’isola. Shinpei inizia a indagare con l’aiuto di Mio, quando incontra Hizuru Minakata, una donna che aveva incontrato sul traghetto qualche ora prima, ferita da quella che sembra essere un’esatta copia di Mio, che sparando con una rivoltella uccide tutti e tre. È qui che inizia un anello temporale, con Shinpei che si risveglia sul traghetto su cui viaggiava la mattina, che lo fa tornare indietro nel tempo ogni volta che muore. Dopo i primi momenti di deja-vù, Shinpei inizia a indagare la morte dell’amica d’infanzia e il “morbo delle ombre”, ma scovando segreti sempre più inquietanti e morendo in molti modi diversi. Trova sull’isola nemici, vecchi amici e alleati, in un cast di personaggi ben caratterizzati, avendo anche la possibilità di passare ancora del tempo con Ushio.

Il protagonista Shinpei rivive ancora una volta il 22 luglio ©OLM

Quando un anello temporale incontra l’invasione degli ultracorpi

«Siamo in un anello temporale di film sugli anelli temporali» titolava un articolo di Miles Surrey su The Ringer, notando l’aumento esponenziale dei prodotti con questo meccanismo narrativo negli ultimi anni. Dopo il successo di Ricomincio da capo nel 1993 è fiorita una vasta filmografia che ha esplorato le varie possibilità del genere. Così dopo È già ieri (2004), remake italiano del film con Bill Murray, si sono distinti due filoni, uno più vicino alla commedia e un altro più indirizzato verso l’azione o il thriller. Per il primo sono usciti Io vengo ogni giorno (2014), Prima di domani (2017), Palm Springs (2020) e La mappa delle piccole cose perfette (2021); per il secondo, dopo Source Code (2011) nel 2014 è stata la volta di Edge of Tomorrow, che in pochi sanno essere l’adattamento della light novel (un tipo romanzo a cui vengono aggiunte illustrazioni ad hoc) All You Need Is Kill del 2004, con un adattamento manga uscito qualche mese prima del film, poi Auguri per la tua morte (2017) con il sequel del 2019 Ancora auguri per la tua morte, la serie televisiva Russian Doll (2019) e Quello che non ti uccide (2021). Anche altri prodotti giapponesi hanno negli anni esplorato il tema, tra cui la serie di light novel Re:Zero, poi diventate anche manga e anime, e La ragazza che saltava nel tempo, opera di uno dei registi di film di animazione più di successo dell’ultimo ventennio, Mamoru Hosoda. Sebbene in una riflessione tra due personaggi di Summer Time Rendering venga citato anche La strana vita di Ivan Osokin di Pëtr Dem’janovič Uspenskij, in cui il protagonista torna indietro nel tempo per poter aggiustare la propria vita, questo è più assimilabile a un altro anime, Erased. Una produzione ampia, come aveva notato Surrey, ma alla quale Summer Time Rendering aggiunge una caratteristica peculiare: il punto di partenza dell’anello temporale inizia a spostarsi in avanti. Questo elemento sarà fondamentale all’interno delle azioni di Shinpei Ajiro, dato che pur avendo il potere di ripetere e correggere le proprie azioni non potrà però utilizzarlo in eterno. Potrebbe giungere infatti un momento in cui tornare indietro lo condannerebbe all’annichilimento della propria esistenza.

All’anello temporale si somma un altro meccanismo narrativo: la sostituzione degli abitanti dell’isola di Hitogashima con dei doppelgänger nati dalle ombre, che ubbidiscono alla dea Hiruko, divinità dei mari il cui nome significa “bambino sanguisuga” ma anche coincidente con la divinità Ebisu. I doppioni prendono il posto delle persone presenti sull’isola dopo che queste vengono “scansionate” e, di solito, uccise. Un tipo di narrazione che, a parte rari casi come il romanzo del 1972 La fabbrica delle mogli di Ira Levin, ha avuto la sua fortuna principalmente nelle invasioni aliene raccontate dalla fantascienza, come il film Gli invasori spaziali del 1953, poi surclassato in termini di fama ed influenza da Gli invasati, romanzo del 1954 adattato nel 1957 ne L’invasione degli ultracorpi, che ha avuto ben 3 remake (anche se l’unico a essere ricorrente nei miei incubi è quello con Donald Sutherland, protagonista di quello del 1978). All’inizio di Summer Time Rendering si vocifera dell’esistenza di un “morbo dell’ombra” che porti alla morte chi avvista un proprio doppelgänger, rendendolo una leggenda popolare, di quelle molto presenti nella galassia del folklore giapponese, pieno di spiriti, demoni e divinità che vagano sulla Terra intorno a noi.

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