Il suo corpo adagiato su pietra di lava, a precipizio su un mare cobalto, riprende a respirare come pane amato dal calore del buio.
Negli occhi ha soltanto fiamma cristallizzata in ambra, restano chiusi perché la notte non ne sia turbata.
Tutti i serpenti sono addormentati, così giunge l’aquila e gli si appoggia sul ventre.
È cieca, ma sente l’odore.
Ha riconosciuto il pasto che gli è stato destinato.
Il mattino non verrà ma, se venisse, i nomadi troverebbero le stelle restanti, residui non destinati al rapace ma soltanto al cielo.
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