Nomina, se puoi, la tua ombra, la tua paura
e misurale la circonferenza della testa,
la circonferenza del tuo mondo e se puoi
pronunciala, la parola delle catastrofi,
se osi rompere questo silenzio
tessuto di risa mute – se osi
senza complici far scoppiare la bolla,
lacerare la trama,
da solo, completamente solo, e pianta là i tuoi occhi
e vieni cieco verso la notte,
vieni verso la tua morte che non ti vede,
solo se osi frantumare la notte
pavimentata di pupille morte,
senza complici se osi
da solo venire nudo verso la madre dei morti
nel cuore del suo cuore riposa la tua pupilla
senti che ti chiama: figlio mio,
senti che ti chiama per nome.
René Daumal, «Basta un’unica parola».
Tratto da Controcielo, edizioni Tlon, traduzione di Damiano Abeni, 2020.
26 Comments